Non è passato molto tempo e lo ricordo ancora. Un paio di anni fa, Alberto, un mio caro amico sulla sessantina, mi chiama e mi chiede di parlarmi con una certa urgenza.


Mi raggiunge dieci minuti dopo a Carmiano, in quello che era il mio ufficio prima del trasferimento a Lecce, e mi racconta la sua storia. “Ho bisogno di un consiglio” mi dice. “Ho fatto una cazzata. Mia moglie ha intercettato un sms, per così dire, un po’ troppo affettuoso di una mia amica. Un casino. Mi ha cacciato di casa. Da due giorni sono tornato da mia madre. Alla mia età. E i miei figli non mi parlano.”

E’ in panico mentre mi guarda. Confuso, fragile. Ha una macchia sulla giacca e suda. Lui che è un manager di successo. Non lo avevo mai visto così. E’ in quello stato d’animo che anche tu conosci. Si sente svuotato e colpevole. “Non riuscirò mai spiegarle che è solo affetto per quell’altra persona, perché ora non si fida più di me. E fa bene, anche perché non è la prima volta. Solo che la prima volta, dodici anni fa, avevo davvero una relazione. Ora no. Ma capisci che per Chiara è come ripiombare in un incubo. Che devo fare?”

Inutile negarlo: tutti abbiamo fatto almeno una volta nella vita questa domanda. Che devo fare?

E io cosa avrei dovuto rispondergli? Mandale dei fiori? Scrivile il messaggino della buonanotte? Parlale e spiegale tutto per bene? Se anche tu ti sei sentito rispondere così, non ti sei anche sentito abbastanza stupido dopo? Non lo sapevi già da te che fare? O davvero speravi che qualcuno ti svelasse il quarto mistero di Fatima?

L’ascolto e la comprensione

Chi fa quella domanda non vuole soluzioni. Chiede solo ascolto e comprensione. Così gli ho risposto: “Non sarò io a dirti che fare. Tu lo sai già. Raccontami piuttosto come ti senti tu in questo momento. Poi, e questo è quello che farei io, prova a chiedere a lei la stessa cosa: spiegare a parole, agire tecnicamente non serve a nessuno e non porta ad alcuna soluzione.”

Hai fatto caso che, se ascolti veramente una persona cara, non importa se trovi una soluzione ma lei starà già meglio per il solo fatto di essere stata compresa e finalmente sostenuta? Le soluzioni vengono da sole se si impara a metacomunicare, cioè se si abbandona il piano dei contenuti, logici, freddi, e si mettono in gioco le emozioni. Quello che cura è l’ascolto, poiché le persone hanno bisogno di essere accolte, soprattutto quando si sentono ferite. Minimizzare i sentimenti altrui o i propri comportamenti con le parole serve solo ad irritarle ulteriormente.

Non lo dico io. Io l’ho imparato e l’ho provato sulla mia pelle. E adesso lo insegno agli altri. Lo dice Thomas Gordon ne Le relazioni efficaci. Dice anche molto altro che dovrebbe farci riflettere, specie quando crediamo di ascoltare e, invece, dopo un solo minuto la nostra mente e lì che vaga, persa nei suoi pensieri: “più tardi devo fare questa telefonata, ho da incontrare Tizio, accidenti come passa il tempo…”.

L’abilità di ascoltare, infatti, può essere appresa e allenata. E’ la migliore tecnica di comunicazione per migliorare i rapporti interpersonali. Certo, bisogna volerlo, bisogna mettersi a disposizione di un cambiamento interiore che, dall’ascolto di sé, porti all’ascolto dell’altro. A partire dall’atteggiamento fisico che abbiamo nei confronti degli altri. Si chiama comprensione empatica:

  • sapere come e quando ascoltare;
  • sapere come parlare in modo opportuno e quando;
  • imparare a gestire i conflitti in modo che nessuno finisca col sentirsi perdente e, quindi, risentito;
  • riuscire a stabilire e mantenere un dialogo aperto con le persone cui si tiene maggiormente.

Dovremmo, in altre parole, ricordare più spesso che la felicità delle nostre esistenze dipende dalla qualità delle nostre relazioni. E la qualità delle nostre relazioni dipende dalla nostra capacità di dare il giusto ascolto agli altri.

Ti starai, forse, chiedendo se le mie relazioni sono tutte perfette ed efficaci. No, non lo sono. Ma in fondo anche il medico si becca il raffreddore, no?  Oppure dipende dal fatto che sono più bravo con gli altri che con me stesso.

Ah, Alberto ha riconquistato sua moglie e ora vivono di nuovo insieme. E’ stato anche grazie a me? E chi può dirlo!

 

FONTE: StefanoCentonze.it   |   La differenza tra ascoltare e saper ascoltare